In un mondo pieno di rumori, il silenzio è d’oro. È in grado di infondere calma, di allontanare i pensieri negativi, ma non solo: secondo alcune ricerche, sarebbe in grado anche di migliorare sensibilmente la nostra vita e di avere un impatto positivo sulla salute, in particolare su quella del cervello.
Il giornalista Daniel A. Gross ha ricostruito sul sito “Nautilus”, in un articolo intitolato “This is your brain on silence”, l’importanza del silenzio per gli esseri umani, riportando alla luce alcune ricerche sul tema. Che i rumori siano dannosi non è una novità: secondo uno studio del 2011 dell’Organizzazione mondiale della sanità, più di 3000 infarti ogni anno sarebbe causati proprio dall’inquinamento acustico. Già da tempo sono noti i collegamenti tra quest’ultimo e l’aumento dei disturbi del sonno e dei problemi cardiaci. I rumori infastidiscono perché le onde sonore penetrano nell’orecchio e la vibrazione viene convertita in segnali che il cervello riceve, reagendo immediatamente. Lo stato continuo d’allerta del cervello porta al rilascio di cortisolo, l’ormone dello stress: per questo motivo, le persone che vivono in ambienti molto rumorosi tenderebbero a sentirsi più agitate e ansiose del normale.
Il silenzio sarebbe dunque da preferire, ma non solo in quanto opposto del rumore: avrebbe, al contrario, un ruolo attivo e nella nostra vita funzionerebbe come una specie di cura, con effetti tangibili. Secondo uno studio, portato avanti da Imke Kirste della Duke University, “due ore di silenzio al giorno solleciterebbero lo sviluppo cellulare nell’ippocampo, la regione del cervello collegata alla formazione della memoria”. Gli scienziati sono fiduciosi: se la ricerca andrà avanti, forse si potrà scoprire un nuovo modo per trattare i pazienti che soffrono di malattie collegate alla regressione cellulare nell’ippocampo, come la depressione o la demenza.
L’assenza di rumori giocherebbe a nostro favore anche nel calmare i nervi: un team di studiosi ha fatto notare che quando si ascolta una canzone, per quanto rilassante possa essere, a calmarci sono proprio quei due minuti di silenzio che precedono o seguono l’ascolto. Favorirebbe poi anche l’immaginazione: basti pensare a quando ascoltiamo una canzone e poi questa si interrompe improvvisamente e noi continuiamo lo stesso a cantarcela nella mente. L’apparente mancanza di input, dunque, sembra essere essa stessa un input. “La libertà dai rumori permette alla nostra coscienza di crearsi lo spazio giusto per fare le sue cose, per tessere ciò che siamo nel mondo e aiutarci a scoprire dove collocarci – spiega il giornalista -. Ecco il potere del silenzio”.
Ilaria Betti
Fonte: L’Huffington Post