Con il termine “Stato di rilassamento” si intende uno stato mentale frutto di tecniche atte a consentire un processo graduale di transizione da uno stato mentale ad un altro.
Gli stati mentali possono essere inquadrati in poche categorie: Veglia, Sonno, Dormiveglia. Si può comunque sempre parlare di un continuum di funzioni psicologiche.
Lo stato mentale può essere descritto nei suoi parametri fondamentali attraverso analisi neurobiologiche oggettivabili (tracciato EEG, flusso cerebrovascolare, attivazione del sistema nervoso autonomo).
Nell’EEG di veglia di un soggetto adulto normale è possibile riconoscere la presenza costante di due ritmi fisiologici:
Lo stato mentale si associa infatti ad una specifica organizzazione spazio-temporale dei processi elettrici, con aumento o riduzione nella frequenza e nell’ampiezza delle onde alfa, beta.
Il tracciato EEG è diffusamente studiato anche in corso di rilassamento e i risultati conseguiti hanno documentato una distintiva specificità per quanto riguarda il ritmo prevalente, sia per le aree funzionali e gli emisferi coinvolti nel corso del rilassamento.
Scopriamo dai lavori pubblicati che l’induzione di uno stato di rilassamento comporta, nelle fasi iniziali, un incremento del ritmo alfa, associato ad un complessivo rallentamento dell’intero tracciato EEG.
Con il progredire del rilassamento si assiste ad un pattern di risposta EEG significamente diverso: il primo alfa diventa beta (emessa dal cervello durante stati di rilassamento profondo, meditazione prolungata).
Importanti modificazioni rilevate riguardano il sistema nervoso autonomo (sistema simpatico e parasimpatico), la reattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (epa) che a loro volta, determinano modificazioni qualitativamente diverse di numerosi apparati, tra cui quello immunitario, respiratorio e cardiovascolare.
Numerosi studi attestano come la pratica di tecniche di rilassamento si accompagni ad una significativa attenuazione dell’asse HPA, anche in presenza di una stimolazione potenzialmente stressante (riduzione del cortisolo, l’ormone maggiormente coinvolto nella reazione da stress).
Analogamente il rilassamento induce l’attenuazione dell’ansia e della reazione di panico associata ad una minaccia: gli studi rilevano il fattore della permanenza nel tempo di questi benefici effetti!
I risultati conseguiti con le tecniche di rilassamento psico-corporee incrementano progressivamente, anche se la frequenza con la quale si ricorre alla pratica si riduce.
Due recenti studi hanno evidenziato a cura del Dott.re Alexander, esperto in Neurofisiologia e malattie neurovascolari, come la pratica del rilassamento riduca significativamente la pressione arteriosa rispetto a quanto ottenuto con il rilassamento muscolare o altre forme di distensione fisica.
I dati delle ricerche condotte indicano come l’esercizio di una pratica finalizzata al raggiungimento di un determinato stato mentale, consenta di controllare efficacemente un importante fattore di rischio (aumento pressione arteriosa), direttamente responsabile nella popolazione anziana di una delle più importanti cause di morte, come le malattie cardiovascolari.